I° Giorno
Si parte abbastanza presto in quanto la strada da fare e' parecchia.
Cio' nonostante non arriviamo a Campo Carlo Magno che a meta' mattina; prendiamo la funivia che in
un sol balzo ci porta ai 2500 m. del Passo del Groste.
Fa gia' caldo nonostante la quota ed il sole picchia inesorabile, pero' il panorama da quassu' e
favoloso con i ghiacciai dell'Adamello e della Presanella che luccicano in lontananza.
Ci incamminiamo lungo il mitico sentiero n.305 attraversando le lastronate alla base della Cima del
Groste.
Le poche ore di sonno e le molte ore in auto si fanno sentire ed i muscoli sono un po' imballati,
pero' la pendenza modesta e' ideale per carburare.
Ci attende una lunga camminata fino al Rifugio Alimonta.
Si arriva agevolmente all'attacco, a quota 2600 m., del sentiero Benini dove indossiamo
l'imbragatura da ferrata ed il caschetto.
Purtroppo gia' si vedono i primi "arditi", o meglio "imprudenti" (per non usare epiteti meno
simpatici), che affrontano il percorso senza atrezzatura o con calzature adatte ad una passeggiata
nel parco dietro casa. E' triste ma con tutto quello che si parla di sicurezza in montagna (ma se
ne parla?) c'e' ancora questa gente che va in giro come se dovesse fare un pic-nic. Il problema e'
che si sente tanto parlare di incidenti in montagna, ma sono veramente pochi considerato la
quantita' di persone che la affrontano con poco rispetto e che, quando le cose vanno male, mettono
in pericolo non solo la propria vita ma, soprattutto, quella di coloro che sono costretti a
soccorrerli.
Se poi ti permetti di far notare a qualcuno la sua imprudenza non si ottiene altro che uno sguardo
di sufficienza come per dire "ma questi chi si credono di essere, io so quello che faccio"!
Finiamo qui la polemica e continuiamo.
Il primo tratto del sentiero e' una comoda cengia, con qualche pezzo atrezzato, ma per lo piu si
cammina agevolmente salendo di quota.
Giunti alla forcella dei Camosci incomincia il tratto piu' esposto di cengia e da qui in poi il
ticchettio dei moschettoni segna la nostra giornata.
Gli strapiombi si susseguono ed il percorso continua ad entrare e a uscire nelle pieghe della
montagna con leggeri saliscendi; in corrispondenza della Cima Falkner il sentiero raggiunge la
quota massima; 2900 m.; successivamente si scende per un centinaio di metri lungo delle roccette e
poi si riprende la cengia in salita fino ad un fantastico terrazzetto panoramico.
Alla Bocca di Val Perse si conlude il primo tratto e si lascia il versante est per scendere a
destra; superiamo qualche breve traccia di neve, attraversando quel che resta della Vedretta di
Vallesinella, fino ad un pianoro; siamo ormai a pomeriggio iniziato ed e' tempo di fare una pausa
rifocillante: non abbiamo tenuto un andatura veloce, ma in pratica non abbiamo fatto soste.
Il tempo sta cambiando gradualmente ed ormai ampi tratti di cielo sono oscurati da nuvole
minacciose. E' tempo di affrettarci.
Lasciamo quindi il sentiero 305, che continuerebbe fino alle Bocca del Tuckett, e scendiamo in
direzione del Rifugio omonimo lungo il sentiero n.315 Dallagiacoma.
Seguendo un ometto si passa a destra del Castelletto Superiore e si supera un canalone con qualche
salto di roccia e ancora dei tratti di corda.
Giunti in vista del rifugio lo ignoriamo per andare a prendere il sentiero Sosat dall'altra parte
del canalone. Qui riprende la numerazione 305.
Dopo un breve zig zag attrezzato fra le rocce il sentiero si inoltra tranquillo in una vasta e
deserta pietraia: sembra che nessuno faccia questo percorso.
Dopo una buona ora si giunge ad un altro terrazzino panoramico con vista sulla Presanella ed il
Cevedale. Si supera una nicchia rocciosa ed una serie di strette cengie collegate da varie scalette
in discesa.
Queste anticipano anticipano il "clou" del sentiero: un profondo canalone taglia a meta' il costone
della montagna e si scende fino alla base dell'intaglio e si monta sopra un grosso masso incastrato
nella gola
Per risalire c'e una lunga scala, in contropendenza, che fa una certa impressione e mette alla
prova il nostro sangue freddo.
Finita la scala bisogna poi fare attenzione ad una bassa sporgenza.
Questa e' l'ultima difficolta' che ci attende e possiamo finalmente rilassarci.
La cengia continua, costeggiando la parete meridionale della Punta di Campiglio, ma praticamente e'
un'autostrada: a destra e a sinistra ampi tratti erbosi sono ricoperti da un tappeto di stelle
alpine.
La Cima Tosa spunta fra le nuvole e la sua bellezza toglie il fiato.
Si ride e si scherza, si fanno foto, sentiamo di essere arrivati alla fine di una lunga giornata.
Purtroppo non e' cosi'. Tra le nuvole spunta anche il Rifugio Alimonta, la nostra meta: e' ancora
ad un ora di distanza ma la fregatura sta nel fatto che e' in un costone opposto al nostro; dovremo
scendere e poi risalire.
Il buonumore abbandona i piu' stanchi (me compreso).
Non resta che pazientare cercando di dimenticare la fatica.
Dopo un'ultima (davvero stavolta) scaletta in discesa una targa segna la fine della ferrata.
Facciamo un'ultima sosta in corrispondenza di un piccolo rivolo d'acqua che scende dalla parete; e'
proprio fresca! Poi il gruppo si sfilaccia ed arriviamo al rifugio in ordine sparso.
Per fortuna basta un bel piatto di pasta ed una birra per dimenticare le fatiche. In rifugio si
socializza velocemente ed in breve la "cagnara" e' totale".
Accesso:
Da Trento ci si dirige in direzione BOlzano e a Mezzolombardo si gira a sx seguendo le indicazioni
Val di Non - Val di Sole - Madonna di Campiglio fino a Campo Carlo Magno (parcheggio - funivia).