Nonostante la partenza fosse di buon'ora, alle 6.30, abbiamo raggiunto l'ottavo tornante sulla strada Colfosco-Passo Gardena, a circa 2,5 km dal passo (quota 1.956 m) solo alle 10. Nel parcheggio c'erano già parecchie auto. Sapevamo che la ferrata è molto frequentata, ma speravamo di arrivare presto per non fare coda.
Dopo una veloce vestizione (imbrago e caschetto sono di rigore perchè , non dimentichiamolo, nonostante sia molto frequentata e relativamente facile, si tratta di una ferrata vera e propria non esente quindi da rischi) abbiamo imboccato con decisione il sentiero di sinistra che in breve ci ha condotto al primo ostacolo. Si deve salire per una settantina di metri superando una placca di bruttissima roccia vulcanica munita di pioli e di fune metallica.
Alla sommita' si incrocia il sentiero proveniente da Passo Gardena che ci conduce facilmente all'attacco. Qui troviamo parecchia gente ma non ci preoccupiamo: poteva andare molto peggio. Si sale per la parete, sulla destra di una splendida cascatella; questo tratto è lungo ed abbastanza esposto, però provvisto di comode cenge. Si esce dopo circa un'ora di arrampicata (per fortuna la coda è lenta ma scorrevole) allo sbocco di un largo vallone dove si forma la cascata del Pissadù.
Il panorama è splendido, con la Val Badia sotto di noi ed più in là il Cavallo ed i monti che introducono all'altopiano di Fanes. In lontananza la Croda del Becco.
Prendiamo a destra per un tratto un po' più facile e poi a sinistra, in cengia, sotto la Torre Exner. Qui si può scegliere se raggiungere il rifugio per un comodo sentiero (e ci pensiamo seriamente perchè si sta avvicinando velocemente un temporale) oppure, come abbiamo scelto poi di fare, salire diritti per la parete della Torre Exner.
Questo è il tratto più difficile, con passaggi verticali che si superano grazie ad un minimo di tecnica di arrampicata, qualche piolo ed una piccola scala in ferro piuttosto aerea. Si aggira la sommità della torre raggiungendo il ponticello sospeso: dopo la foto di prammatica lo si passa (e chi non soffre di vertigini si gode l'emozione una gola impressionante sotto i propri piedi) e si giunge alla fine del tratto attrezzato. Da qui si arriva in pochi minuti al Rifugio Franco Cavazza al Pisciadù (2.587 m).