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Forcella Bassa dietro il Teverone

Note Scheda tecnica
Itinerario nel Gruppo
ColNudo-Cavallo

Ci scusiamo per la mancanza di foto.

Percorso: C. Stabili' m.1049 - Casera Scalet Bassa m.1169- Casera Scalet Alta m.1605 - bivio q.2020 - Forcella Bassa dietro il Teverone m.1928 - Casera Scalet Alta - Casera Scalet Bassa
Partenza:Casera Stabili' (ponte)

Dislivello massimo:970 m
Grado di difficoltá:Difficoltá media.
Tempo medio di percorrenza: 4 ore.
Stagione piú favorevole:Da giugno a settembre.

Racconto

Il programma della giornata prevedeva di giungere in cima al Col Nudo (m.2472).
La giornata invece è andata diversamente.

La mattina il cielo e' gia' nuovoloso, e non promette bene. Arrivati sopra la Casera Scalet Bassa qualche goccia ci dà il benvenuto. A metà del ripido bosco un leggero scroscio ci sembra preannunciare qualcosa di peggio, e ci chiediamo se continuare. L'ottimismo prevale, anche in considerazione del fatto che fuori dal bosco ci attendono un paio di grotte di cui una particolarmente offre un buon riparo.

Comunque il nostro ottimismo viene premiato, le nuovole si diradano ed il cielo azzurro ci incoraggia a proseguire decisi a raggiungere la cima.
Ma il tempo è decisamente variabile, e giunti alle grotte nuvole minacciose sono di nuovo sopra di noi; dalla vicina Valbelluna arrivano tuoni sempre più vicini. Ad un certo punto una pioggia decisamente più intensa della precedente comincia a cadere; veloci nuvole giungono dal fondovalle togliendo mano a mano la visibilità. Per fortuna le grotte sono ancora vicine; decidiamo di tornare indietro di pochi passi, fare una sosta e stare a vedere cosa succede, è abbastanza presto e forse c'è tempo di finire l'escursione.

La nebbia ci avvolge ora completamente e la pioggia cade finemente. La decisione è stata saggia, nel circolo superiore avremmo avuto grosse difficolta' ad orientarci . Queste montagne non sono molto frequentate, il sentiero non è sempre evidente, e ci vuole una buona visibilità per scorgere i segni che non sono vicinissimi tra loro (quando ci sono!). Intanto ci rifocilliamo e pensiamo ad un'alternativa visto che la giornata ormai sembra compromessa.

La nebbia va e viene, e la pioggia pure; dall'altra parte della valle (scusate la citazione) un rumore di sassi ci fa individuare un escursionista che scende dal ghiaione e ci saluta dopo uno scambio di occhiate col binocolo.

Nel frattempo e' passata un'ora circa; in un batter d'occhio la nebbia svanisce, il cielo è libero ed il sole illumina la vallata, luccicando sull'erba bagnata. Non abbiamo alcuna esitazione: la cima ci attende!. Incontriamo poco dopo un'altro escursionista che scende: anche lui è rimasto bloccato dal maltempo e ha rinunciato. Noi proseguiamo.

Purtroppo la lunga sosta ci ha rotto il passo, saliamo lentamente e con fatica. Giunti sopra il Col Di Piero, al bivio a q.2020, la cima del Col Nudo appare ancora distante. Il tempo poi continua a cambiare, con nuovole che vanno e vengono. Decidiamo così di variare il programma e prendiamo a destra le tracce che puntano a sud in direzione dell'imponente parete Lastramor del Teverone. Attraversiamo un paio di sellette erbose e sotto di noi si apre la Busa del Teverone; stiamo a sinistra puntando direttamente alla forcella; la segnaletica è quella dell'Alta Via n.7.

Appena arriviamo alla forcella si apre un panorama inquietante ma grandioso: le vertiginose pareti nord del Teverone e del Crep Nudo si inabissano nella Val Chialedina proprio sotto i nostri piedi. Alla nostra sinistra vediamo il sentiero (alpinistico) sul fianco del Col Nudo che scende dal Passo di Valbona per prati quasi verticali, scomparendo sotto un costone rocciosio.

Sopra la forcella il sentiero si inerpica per ghiaie e porta all'attacco della Ferrata Rino Costacurta, che taglia trasversalmente con molti sali e scendi la parete nord del Teverone (solo per esperti). Attualmente la ferrata è chiusa, in ogni caso non abbiamo n'é l'attrrezzatura né la preparazione per affrontarla. Ci limitamo a salire fino all'attacco per curiosità e per individuare a vista i passaggi del percorso; sembra impossibile che si possa passare per di là. Un paio di chiodi nuovi di zecca mi fanno pensare che forse sono iniziati i lavori di sistemazione. Speriamo.

E' tardi. Il tempo sta peggiorando e ci conviene scendere in fretta. Si fa per dire perché trovare le tracce del sentiero da queste parti non è mai facile. Scendiamo lungo il canalone ghiaioso che fiancheggia ad ovest il Teverone, facendo attenzione ai segnavia. Qui comunque l'orientamento è facile. Si complica un po' quando il sentiero piega a destra per pratoni con erba alta. I sassi con i segnavia sono quasi sempre sommersi nella vegetazione; in piu' di un'occasione dobbiamo dividerci alla ricerca di un indizio.
Quanta poca gente passa di qua.

Finalmente troviamo lo stretto passaggio che ci riporta nel Venal appena sotto le Grotte. Comincia a piovere, e questa volta da' l'impressione di fare sul serio. Abbandoniamo subito l'idea di attraversare la valle e scendere per i ghiaioni. Il bosco è scivoloso ma per un po' ci offrirà un minimo riparo. Presto comunque siamo inzuppati lo stesso e le mantelle impermeabili non fanno altro che aumentare il sudore. Il temporale ormai infuria, ci fermiamo speranzosi sotto uno spiovente di roccia. Inutile, la potenza della bufera d'acqua non cessa e rischiamo di raffreddarci. Non ci resta che scendere il più velocemente possibile.

Pensavo di essere completamente bagnato.... mi sbagliavo! Alla fine del bosco troviamo erbe alte, a quel punto l'acqua entra da tutte le parti, anche negli scarponi (da stupido nella fretta non ho messo le ghette).

Ormai siamo alla Casera, pochi minuti ancora e arriviamo all'auto: stanchi, umidi ma felici.

Queste montagne mi danno ogni volta emozioni bellissime. L'ambiente selvaggio e solitario gratifica ogni fatica.










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